Secondo la nuova legge sulla Concorrenza (n. 104/2017), l’automobilista che fa montare la scatola nera sulla propria auto può avere uno sconto sull’Rc Auto; ma questo apparecchio, che, in caso di incidente stradale, registra dinamica e colpe, quanto vale come prova in caso di processo? La black box, in effetti, ha già un valore probatorio pieno, ma stavolta la legge ha regolamentato nel dettaglio ogni fattispecie, in particolare modifica le pratiche del risarcimento. La scatola nera sarà, quindi, di grande aiuto per il giudice al fine di definire colpe e/o errori e autorizzare risarcimenti magari dichiarati inammissibili dalle compagnie assicurative. Sorge però un problema: cosa accade se la scatola nera risulta manomessa o mal funzionante? L’onere di dimostrare che il dispositivo è guasto spetta all’automobilista, ma questa procedura apre scenari inquietanti. Se è vero che la scatola nera ha lo scopo di combattere le truffe, è anche vero che il sistema ammette una lacuna che va a tutto vantaggio delle frodi. Spetterà dunque ai giudici, caso per caso, accertare la veridicità di quanto registrato dalla scatola nera. Altra questione è la privacy dei dati registrati dalla black box. Le compagnie assicurative, secondo i dettami della nuova normativa 2017, dovranno rispettare la legge in termini di privacy e non potranno utilizzare i dati sensibili per finalità diverse dall’accertamento o meno del risarcimento. In caso di manomissione del dispositivo, l’automobilista perderà il beneficio della riduzione del premio.