Smart working: vantaggi e svantaggi

Smart working: vantaggi e svantaggi

COS’E’ LO SMART WORKING?

Lo scorso primo marzo, con dpcm, il presidente del Governo italiano ha incentivato l’uso dello smart working, come strumento utile per ridurre i contatti e i contagi. In cosa consiste?

“Il lavoro agile (o smart working) – si legge sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n. 48/2017”.

SMART WORKING E DONNE

 

Se lo smart working può rappresentare un vantaggio nella maggior parte dei casi, perché è più comodo, annulla i cd “tempi morti” del tragitto casa ufficio e viceversa, riduce lo smog e anche i costi di un pranzo fuori casa, dall’altro può tradursi in un boomerang, in particolar modo per la donna che con quell’uscita giornaliera si ritagliava uno spazio tutto suo.

Dati pubblicati dalla Cgil, infatti,  non sono stimolanti da questo punto di vista. I numeri dimostrano che “per le donne, questa modalità di lavoro è più pesante, alienata, complicata e stressante”.

Giancarlo Blangiardo, presidente Istat, durante il Meeting di Rimini ha dichiarato: “Prendiamo una signora con tre figli: per quella donna, andare a lavorare era un’occasione per uscire da un certo ambiente e sviluppare elementi di socialità, il lavoro era occasione per interagire con altre persone, e un lavoro a distanza non dà questa possibilità”.

Per quante donne lo smart working si traduce in un’opportunità di crescita lavorativa? E’ molto più facile, statistiche alla mano, che vivendo di più la casa, il genere femminile si concentri ancora di più nei suoi oneri familiari a scapito di un impegno sempre più pressante nel mondo del lavoro. Fondamentale, dunque, sensibilizzare la popolazione sull’argomento e fare in modo che lo smart working non diventi un ulteriore limite per il genere femminile. Qualora questa metodologia lavorativa diventasse una prassi, come molti auspicano, anche post Covid, sarà dunque necessario prevedere una rete di supporto alle mamme e alle mogli per non estendere ancora di più il gap tra lavoratori e lavoratrici, uomini e donne. Al Governo, di qualsiasi partito sia, il compito di mettere in campo politiche a sostegno del genere femminile che opta per lo smart working per non farne un ulteriore strumento di limitazione anziché di crescita.

LAVORO AGILE E CONNESSIONI CASALINGHE

 

Tra le azioni messe in campo dalla presidenza Conte, alcune hanno riguardato i bonus pc e connessioni. Dati pubblicati dall’Ansa lo scorso 16 aprile dimostrano, infatti, che un italiano su tre ha problemi di connessione, non ha il computer e altri strumenti tecnologici.

Siamo indietro rispetto alla media europea. Dai numeri pubblicati ultimamente online emerge che il 76% degli italiani non accede alla banda larga contro il 40% degli altri cittadini UE. Senza contare che, secondo SOStariffe.it durante il lockdown la velocità media delle connessioni in Italia di è abbassata del 24%.

Il problema non si pone per le metropoli, raggiunte dalla fibra e quasi tutte tecnologiche al 100%, ma per i centri più piccoli o, addirittura, i paesi non ancora raggiunti da connessioni veloci all’altezza di un lavoro a distanza. In questi luoghi il lavoro agile è stato o impossibile o complicato.

Inaccettabile considerando che siamo un Paese occidentale e viviamo nel terzo Millennio. Inspiegabile che le infrastrutture italiane mostrino ancora tante pecche. Il nostro sistema di connessioni, per dirne una, è studiato per garantire una discreta velocità nel download, vale a dire nel traffico in entrata, ma non nell’upload, traffico in uscita. In una situazione come quella odierna in cui lo smart working richiede velocità sia in entrata che in uscita, il sistema va in tilt; senza contare che i punti di intersezione tra le diverse linee, dove gli operatori incrociano le proprie infrastrutture, corrono il rischio di provocare traffico e gravi intasamenti.

SMART WORKING: LA CASA SI TRASFORMA

 

In ottica “lavoro agile” bisogna reinventare gli spazi casalinghi. Se entrambi i coniugi usufruiscono dello smart working occorrono, banalmente, due luoghi indipendenti di lavoro. Due mini uffici in cui non essere disturbati, in cui partecipare a una riunione su zoom senza interferenze, in cui avere, come dicevamo prima, una buona connessione internet.

La stanza scelta per il lavoro non può e non deve essere la stessa della notte. Cambiare ambiente e separare i ruoli è fondamentale per un equilibrio psicofisico. Distinguere il momento pubblico da quello privato  significa proteggere e tutelare la propria privacy e la propria vita di coppia. Senza contare che il nuovo luogo di lavoro dovrebbe essere inibito al resto della famiglia.

Nello spazio adibito a ufficio occorrono mobili adatti e pratici, utili per contenere carte, documenti, cartelle e libri. Lo smart working può, dunque rappresentare un restyling importante degli ambienti senza perdere di vista, però, che l’home working non deve invadere troppo la sfera privata, perché le case non sono pensate per ospitare il lavoro, ma per chiudere la porta al mondo esterno e vivere una dimensione più umana e rilassante.

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