La corruzione ruba il futuro ai giovani

La corruzione ruba il futuro ai giovani

Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, illustra gli obiettivi già perseguiti e quelli futuri, ma aggiunge: «Le nostre leggi sono le più efficaci»

La sua vita è dedicata alla lotta a qualsiasi forma di ingiustizia, sia essa di natura criminale o politica. Come e se è mutato il suo rapporto con le Istituzioni?

La fiducia che nutro nei confronti delle istituzioni di questo paese non è cambiata. Le Istituzioni sono fatte anche da uomini e fra essi ci sono stati e ci sono esempi eccelsi a cui ho ispirato ed ispiro ogni giorno le mie azioni. Diversamente, del resto, non potrei fare né ii lavoro che svolgo attualmente, né quello che svolgevo in precedenza.

Da Falcone e Borsellino a oggi in termini di criminalità cosa è cambiato?

Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, lo Stato seppe reagire in maniera dura e precisa. Da quel momento, la mafia ha adottato una strategia di “inabissamento”: rendersi invisibile all’opinione pubblica, ancora scossa da quei tragici eventi. In questi anni, tutte le mafie, che hanno avuto colpi durissimi soprattutto con riferimento alle loro ali militari, hanno abbandonato l’idea di imporre la loro legge attraverso la violenza, con I’uso delle armi, dedicandosi ad attività criminali di tipo economico, e cioè il reinvestimento delle ingenti somme di denaro frutto, principalmente, di traffici illeciti e controllo degli appalti pubblici.

Ultimamente ha affermato che la camorra sostituisce le Istituzioni in alcune zone, una sorta di welfare criminale. Non c’è dunque soluzione: lo Stato mostrerà sempre le sue lacune e la criminalità continuerà a sostituirsi a esso?

Ci sono quartieri di Napoli, ma anche a Palermo e Reggio Calabria (solo per citare alcune città) in cui i redditi ufficiali sono da terzo mondo e c’è un’evasione scolastica enorme. In questi quartieri, poi, non ci sono tensioni sociali ed anzi, spesso, dalle auto e moto che circolano, o dagli abiti che i giovani indossano, si intuisce un contraddittorio benessere. Vuol dire che c’è un altro welfare che funziona: è quello delle mafie!! Da questo punto di vista, la decisione del Capo dello Stato di inaugurare l’Anno scolastico a Napoli, in un istituto di frontiera di Ponticelli, può rappresentare una presa di coscienza e, quindi, il punto di partenza di una nuova rinascita>.

Rosy Bindi ha affermato che la camorra è nel dna dei napoletani. Il suo parere?

Si può discutere se, lessicalmente, la frase usata dall’onorevole Bindi sia stata corretta o meno, ma non nella sostanza. Io, personalmente, sono stato d’accordo con lei. La camorra è purtroppo presente in città e nella regione da tempo ed ha svolto un ruolo anche in vicende delicate e complesse; dal sequestro Cirillo alla gestione post terremoto, sono fatti che possono essere univocamente interpretati nel senso di un ruolo stabile nella società campana. Chi genericamente nega questo dato, non conosce la realtà napoletana o ha voluto esprimere un dissenso di maniera.

Da mani pulite a oggi in termini politici cosa è cambiato?

Le indagini condotte all’epoca dalla Procura di Milano dimostrarono che era la politica a tessere le fila di quel sistema corruttivo; oggi, invece, I’indagine della Procura di Roma, cosiddetta “Mafia capitale”, dimostra che le parti si sono invertite: sono gli imprenditori che utilizzano la politica per fare affari. Una politica, quindi, sempre più compiacente ed asservita a centri di potere e di affari>.

Possibile che nonostante i mille sforzi, in primis i suoi, ci siano ancora politici che si lasciano corrompere?

Molto è stato fatto, ma tanto ancora c’è da fare. Ciò detto, bisogna tener presente che non è pensabile sconfiggere completamente la corruzione, anche perché ci sarà sempre qualcuno pronto a delinquere pur di aggiudicarsi guadagni illeciti. Se si continua a ricevere mazzette è anche perché la corruzione con l’evasione fiscale sono fenomeni socialmente tollerati ed accettati.

Tutto ciò accade solo in Italia? Come viene gestito il fenomeno della corruzione negli altri Paesi?

In un anno e mezzo quasi di attività da Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione ho svolto tante missioni all’estero, dove ho avuto modo di confrontarmi con molte realtà dell’est e centro Europa. Le posso dire che le norme anticorruzione approvate in Italia sono di gran lunga le più efficaci. E stato messo in campo un apparato preventivo e rafforzato quello repressivo. Adesso dobbiamo far funzionare la “macchina”.

Da nord a sud non c’è limite alla corruzione. Si pensava un tempo che fosse un fenomeno tutto meridionale e, soprattutto, di scambio tra mafie e politici locali, oggi sembra più un fenomeno che coinvolge imprenditori e politici nazionali…

Da questo punto di vista, la corruzione è assolutamente trasversale. È un cancro che attanaglia il tessuto connettivo del Paese, da nord a sud. Essa si manifesta, ovviamente, in modo diverso a seconda dei contesti: al Nord si concentrano fatti corruttivi di più elevato valore; al Sud la corruzione, invece, è spesso connessa a fenomeni mafiosi.

Qualche dato in merito. Da quando è presidente quanto si è fatto?

Ripeto quanto detto in precedenza: tanto è stato fatto, ma altrettanto c’è da fare. Mi basta qui ricordare i controlli messi in campo per Expo; le tantissime ispezioni effettuate, i numerosi commissariamenti di appalti. Come Anac, inoltre, stiamo portando avanti un grande lavoro con le stazioni appaltanti per la corretta applicazione delle regole; e da questo punto di vista, la prossima approvazione del nuovo Codice, che ci ha visto lavorare fianco a fianco con il Parlamento, è un ottimo risultato>.

Come si combatte la corruzione? È insita nella natura umana, è frutto di involuzione dell’uomo, è il risultato di un periodo storico disastroso?

Noi ci occupiamo della prevenzione della corruzione, verificando, per l’appunto, la corretta applicazione delle regole; perseguirla, dal punto di vista giudiziario, è compito invece della magistratura. Ed in entrambi i casi, i risultati iniziano a mostrarsi. È ovvio che bisogna insistere anche sul piano educativo; anche in questo stiamo lavorando con convenzioni con le Università, le scuole ed il Miur.

Se potesse modificare le leggi in materia, penso alla l. Severino ad esempio, cosa cambierebbe, cosa aggiungerebbe e cosa eliminerebbe….

La Legge Severino è un’ottima legge che ha introdotto novità importanti in materia di prevenzione della corruzione, trasparenza e probità dei funzionari: ha solo bisogno di un tagliando. Come Autorità, abbiamo indicato a Governo e Parlamento, attraverso vari Atti di Segnalazione, come e dove, secondo noi, si dovrebbe intervenire per migliorarla.

In un’intervista ha detto: bisogna contrastare la corruzione fuori dagli stati di emergenza. Usciremo mai dall’emergenza?!

La lotta alla corruzione non deve essere collegata a episodi di cronaca o a fatti eclatanti che si verificano; deve essere quotidiana e strutturale: solo così possiamo ridurla.

Osservando il futuro con un po’di ottimismo, cosa ci attende?

Non voglio sembrare superficialmente ottimista; nella lotta alle mafie si sono ottenuti enormi risultati perché è cambiata la mentalità; è passata I’equazione “mafia uguale male”. Dobbiamo far capire a tutti che anche la corruzione è un danno per il Paese, per la concorrenza delle imprese e per i giovani a cui ruba il futuro. Se riusciamo a far passare questo messaggio, qualcosa potrà davvero cambiare.

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